GIANNI DE TORA |
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2004 "Omaggio all'arte geometrica" - Museo Giulio Bargellini- Pieve di Cento (BO) 27 novembre 31 dicembre |
PRESENTAZIONE DI SAVERIO CECERE SUL CATALOGO DELLA MOSTRA |
PRESENTAZIONE Si ritiene che per un futuro di pace e di prosperità, non ci sia altra strada che una maggiore cooperazione tra la sponda nord e quella sud del mondo, pero occorre tener presente che la cooperazione senza gli interscambi culturali, non può modificare la percezione dell'altro. Questa è una tra le tante motivazioni che hanno spinto alcuni vecchi e nuovi amici impegnati in prima persona nel campo dell'Arte Geometrica a progettare e curare questo importante progetto espositivo che propone circa 80 artisti provenienti da 20 paesi dislocati nei 4 continenti: una concreta iniziativa culturale su cui vanno a innestarsi interessi specifici di tema e di linguaggio. Offrire oggi la possibilità di approfondire la specificità dell'Arte Geometrica significa penetrare e comprendere le tensioni che guidano la ricerca e il rifiuto dell'incanto del fruitore distaccato per imporsi come presenza attiva entro l'opera creativa dell'artista. Attraverso un panorama di opere rientranti in una tendenza fondamentale per la storia dell'arte del nostro tempo, si vuole promuovere un dialogo culturale a livello internazionale, finalizzato a costruire una nuova coscienza, che al di la dei provincialismi e nazionalismi, sappia cogliere le molteplici esperienze da integrare in una cultura comune. Tutti gli artisti partecipanti, coscienti del loro tempo presente, non solo accordano la propria arte e cultura di origine con la moderna scienza, ma appellandosi sempre di più ai valori e alle legge dell'universo, e riconsiderando tutti i problemi dell'arte, sia quelli risolti, sia quelli che nascono ogni istante alla luce della dialettica tra arte - scienza - società, ci offrono giochi estetici di rara semplicità. Il dialogo tra gli artisti che operano nel campo dell'Arte Geometrica è possibile, e nonostante le loro sfumature, non sarà difficile vederli in un prossimo futuro uniti in un grande movimento internazionale organizzato contro l'antico stato delle cose non soltanto di natura estetica, ma anche di smentire quella falsa correlazione simmetrica fra le due opposte concezioni del mondo: trascendentale e concreta da una parte e le due opposte configurazioni geoculturali quali sono il nord ed il sud del mondo dall'altra. Una cosa deve essere chiara in tutti noi: qualunque siano gli statuti di potere, l'uomo non potrà mai vivere senza la sua proiezione concreta a conferma di tutto ciò sul mondo siamo, facciamo e vogliamo fare. |
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INTERVENTO DI GIORGIO DI GENOVA SUL CATALOGO DELLA MOSTRA |
DALL'ARTE CONCRETA AL MADI': UN NUOVO CONTINENTE DELL'ARTE Nell'arte del XX secolo, come ho avuto modo di affermare in più di un'occasione, la più grande rivoluzione è stata il superamento della dipendenza dall'imitazione della realtà, in altre parole l'emancipazione degli strumenti del comunicare pittorico, plastico e grafico dalla verosimiglianza e dalle varie modalità di rielaborazione di essa. Una volta attraversato il Rubicone, che divideva il territorio dell'obbligo all'imitazione e interpretazione, ancorchè differenziata, della realtà visiva dal territorio della libertà d'ideazione, l'arte ha spostato il discorso sulle vere specificità della sua essenza, riconducendo il segno, il colore e le modulazioni delle superfici ad una autoreferenzialità che rendesse finalmente tali elementi semanticamente protagonisti e quindi non più schiavi di significati "altri", sostanzialmente esterni. Lo spazio e la composizione delle opere non sono state così più il "palcoscenico" per scene aneddotiche, descrittive o illustrative, ma sono assurte al ruolo di vero e proprio scenario degli strumenti linguistici dello specifico linguistico utilizzato. Nè più nè meno di ciò che avviene nella musica, in cui il ritmo, il timbro, il tono di una composizione è dato dalla sonorità delle singole note e dal loro amalgama dialettico. Uno dei pilastri di tale straordinaria rivoluzione è stato la geometria, quasi la creatività volesse ripercorrere l'esperienza che ha permesso all'uomo di liberarsi dalla sua dipendenza dalla natura e cominciare da Euclide in poi a dominare lo spazio e la natura in cui operava. Ed il concretismo ha significato sul piano del linguaggio e dell'espressione appunto un'emancipazione simile, aprendo alla pittura ed alla scultura la strada per liberarsi dall' ancillarità della imitazione e verosimiglianza e così cominciare a dominare gli spazi e le tecniche operative con libertà e innovatività. Negli anni Venti era ancora vivo il ricordo dei massacri della Grande Guerra. L'arte concreta, rivolgendosi alla geometria che aveva già fatto irruzione nell'arte con l'Astrattismo, raccolse quell'esigenza di ridare un ordine alle lingue dell'arte, sconvolte dalle avanguardie, che avevano deformato (Espressionismo), fatto a pezzi (Cubismo) e messo in movimento (Futurismo) le immagini e le opere. Pertanto negli anni Venti s'impose l'esigenza di riconquistare un ordo estetico dopo il chaos bellico. Al versante iconico dell'arte, che attuò il suo "ritorno all'ordine" rivolgendosi alla tradizione figurativa, l'arte concreta contrappose il ritorno ad un altro ordine, più razionale e assoluto: quello alla geometria, appunto. Per decenni la geometria è stato il lessico utilizzato dall'arte concreta e dall'arte costruttivista. Sulla scorta di tali tendenze e sulla spinta della necessità di andare oltre, nel 1946 a Buenos Aires è nato il Madì, che, oltre alla geometria ed al colore, recuperava dichiaratamente il gioco, insostituibile prerogativa dell'uomo, e il conseguente scompigliamento delle regole euclidee che attraverso il coplanal proclamava la necessità di un ordine diverso, nella fattispecie quello che andava oltre l'ordine dell'arte concreta e dell'ortogonalità di talune ramificazioni del costruttivismo, recuperando un apparente "disordine", ovvero un ordinato "disordine" che da per un verso era eco del disordine esperito nel corso della seconda guerra mondiale e per l'altro verso a tale retaggio si contrapponeva con l'esplicita finalità di attuare un'arte gioiosa. L'eredità dell'arte concreta e costruttivista veniva reinvestita e reinventato in morfologie, anche trasparenti, e nuove tecniche, come l'eredità del mito della macchina e del dinamismo del Futurismo veniva reinvestito e reinventato nell'arte cinetica, la quale nel versante percettivistico affermatosi nel Venezuela, anzichè il meccanismo dell'opera, privilegiava il meccanismo dell'occhio, cioè riconduceva gli effetti cinetici dall'oggetto al soggetto. Le citate tendenze nel XX secolo possono vantare una consolidata storia. Ciò le rende lingue con un sicuro futuro nel XXI secolo. Secolo che sin dai suoi albori sta estendendo il chaos nel mondo, attizzando per contrasto bisogno di ordo neoconcretista, neocostruttivista e neocinetico e fame di quella gioiosa inventività (invencion) che soltanto il Madì può assicurare. E, come attesta la presente mostra, le premesse sono sotto gli occhi di tutti |
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cartoncino di invito |
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